Google è il motore di ricerca più utilizzato, ma anche un servizio di posta elettronica, un servizio di blogging, un word processor, un foglio di calcolo, un blocco note, un calendario, un traduttore automatico, un sistema pubblicitario, ecc. ecc. Non a caso è diventato il brand più potente del mondo, con un valore di marca pari ad oltre 66,4 miliardi di dollari. Insomma, Google sembra essere uno strumento indispensabile e del quale possiamo fidarci. Ma è proprio così?
Per la comunità hacker riunita sotto la sigla di
Ippolita, che ne ripercorre la storia nel suo
The dark side of Google, il volto del motore di ricerca è un altro: un vero e proprio monopolista, dietro cui si celano pericoli per la privacy di ognuno di noi e per il futuro del web, strategie e soluzioni tecnologiche apparentemente innocue, ma dai risvolti ancora tutti da capire e da cui guardarsi.
Anche
PCWorld.it in un suo recente articolo, intitolato
Il lato oscuro di Google, ha valutato alcuni aspetti contrattuali legati ai servizi offerti da Google. Premettendo che i servizi considerati sono gratuiti, ne risulta che la forma e la natura dei servizi che fornisce può variare di volta in volta senza alcun preavviso, che non è garantita l'affidabilità del servizio, che si riserva il diritto di tracciare un nostro profilo e di leggere, conservare e divulgare qualsiasi informazione necessaria per la sua sicurezza.
Bisogna però tenere conto che alcuni di questi aspetti non sono solo presenti in Google e che di recente ha modificato la sua politica di privacy, in modo tale che i dati relativi alle ricerche diventerebbero anonimi dopo 18 (o forse 24) mesi.
Sicuramente Google ha dato in questi anni un forte impulso alla ricerca e all'innovazione, ha tenuto ottimi rapporti con il mondo open source, e personalmente sono molti i servizi (oltre al servizio di blogging) che uso è apprezzo, ma ritengo che la brand più potente del mondo può e deve offrire maggiori garanzie sulla privacy e sull'affidabilità dei suoi servizi.
CuriositàLa parola "
Google" deriva da googol, termine coniato da Milton Sirotta (nipote minorenne del matematico americano Edward Kasner) nel 1938, per riferirsi al numero rappresentato da 1 seguito da 100 zeri. L'uso della parola fatto da Google riflette la volontà della società di organizzare l'immensa quantità di informazioni disponibili sul Web. Inoltre il termine viene associato con un gioco di parole alla parola "binocolo" (in inglese Googles) infatti il motore permette di "guardare da vicino" la rete. La parola Google infatti richiama ad una fantomatica formula magica capace di trovare qualsiasi cosa sul web. Riguardo alla derivazione della formula esistono tesi opposte e contrastanti, ma la più comune la attribuisce ad una popolazione africana che usava la formula come buon auspicio per la caccia.
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