«Perché vai più forte in salita anche quando non serve?» gli domandò una volta un amico. «Per abbreviare la mia agonia» rispose Maro Pantani non sapendo o forse sapendo che quella sarebbe diventata la sua epigrafe.
Era il giorno di San Valentino di tre anni fa quando l'Italia apprese, scioccata, la notizia della scomparsa di Marco Pantani. Marco Pantani venne trovato morto in un residence di Rimini e l'autopsia rivelò che la morte fu causata da un arresto cardiaco, conseguente ad un'overdose di cocaina.
Tre anni sono passati dalla sua morte, ma forse era già iniziata il 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio, quando il campione osannato dalle folle, in seguito allo stop imposto dal controllo antidoping si ritrovò improvvisamente solo, troppo solo. Pantani aveva all'epoca sette procedimenti penali, contro i quattro di Totò Riina, e poco importava se aveva dato carta bianca per la lotta al doping. Oggi, le parole dette da lui quel giorno lasciano in eredità un grande senso di colpa generalizzato: «Mi sono rialzato dopo tanti infortuni e sono tornato a correre... Questa volta però abbiamo toccato il fondo... Rialzarsi sarà per me molto difficile.»
Sulla sua morte qualcuno disse che aveva staccato tutti anche questa volta, che si era lasciato morire, ed era andato incontro alla sua ultima fuga; una fuga non dal gruppo, o per la maglia rosa, ma dalla vita, da una realtà nella quale non si trovava più. La verità per me non è questa, e non basta dedicargli una salita, scrivere libri o fare una fiction per sentirsi a posto con la coscienza: quel 14 febbraio di tre anni fa Pantani moriva solo, solo in una anonima stanza d'albergo.
Volevo ricordare Marco Pantani solo per le sue imprese, ma la rabbia è ancora troppo forte, e inoltre è difficile trovare le parole per descrivere le emozioni che ci ha regalato con le sue imprese: potrei citare le sue vittorie, i suoi record, ma non credo che renderebbero l'idea. E allora ho preferito lasciare spazio alle immagini, riportando due video che rappresentano l'inizio della leggenda del Pirata. Sono presenti le due tappe che ricordo con particolare affetto, anche perchè in un certo senso attribuisco a loro la mia passione ciclistica. Il giorno in cui Pantani scalava il Mortirolo anch'io correvo, ma una caduta mi permise di vedere una delle tappe più belle della storia del ciclismo. Da quel giorno iniziai a tifare per Pantani, per uno scricciolo che diventava un gigante quando la strada iniziava a salire. Grazie Marco.
Era il giorno di San Valentino di tre anni fa quando l'Italia apprese, scioccata, la notizia della scomparsa di Marco Pantani. Marco Pantani venne trovato morto in un residence di Rimini e l'autopsia rivelò che la morte fu causata da un arresto cardiaco, conseguente ad un'overdose di cocaina.
Tre anni sono passati dalla sua morte, ma forse era già iniziata il 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio, quando il campione osannato dalle folle, in seguito allo stop imposto dal controllo antidoping si ritrovò improvvisamente solo, troppo solo. Pantani aveva all'epoca sette procedimenti penali, contro i quattro di Totò Riina, e poco importava se aveva dato carta bianca per la lotta al doping. Oggi, le parole dette da lui quel giorno lasciano in eredità un grande senso di colpa generalizzato: «Mi sono rialzato dopo tanti infortuni e sono tornato a correre... Questa volta però abbiamo toccato il fondo... Rialzarsi sarà per me molto difficile.»
Sulla sua morte qualcuno disse che aveva staccato tutti anche questa volta, che si era lasciato morire, ed era andato incontro alla sua ultima fuga; una fuga non dal gruppo, o per la maglia rosa, ma dalla vita, da una realtà nella quale non si trovava più. La verità per me non è questa, e non basta dedicargli una salita, scrivere libri o fare una fiction per sentirsi a posto con la coscienza: quel 14 febbraio di tre anni fa Pantani moriva solo, solo in una anonima stanza d'albergo.
Volevo ricordare Marco Pantani solo per le sue imprese, ma la rabbia è ancora troppo forte, e inoltre è difficile trovare le parole per descrivere le emozioni che ci ha regalato con le sue imprese: potrei citare le sue vittorie, i suoi record, ma non credo che renderebbero l'idea. E allora ho preferito lasciare spazio alle immagini, riportando due video che rappresentano l'inizio della leggenda del Pirata. Sono presenti le due tappe che ricordo con particolare affetto, anche perchè in un certo senso attribuisco a loro la mia passione ciclistica. Il giorno in cui Pantani scalava il Mortirolo anch'io correvo, ma una caduta mi permise di vedere una delle tappe più belle della storia del ciclismo. Da quel giorno iniziai a tifare per Pantani, per uno scricciolo che diventava un gigante quando la strada iniziava a salire. Grazie Marco.
Linez - Merano, Giro d'Italia del 1994
Merano - Aprica, Giro d'Italia del 1994
10 commenti:
# - 14/02/07, 08:50
Anonimo ha detto...
Ciao Giuseppe,
non avevo dubbi che oggi avremmo viaggiato in simbiosi.
Oggi non voglio parlare di colpe, processi, doping e quant'altro.
Voglio solo ringraziarlo ancora per tutte le emozioni che ci ha regalato.
Questo è il mio modo per dirgli
CIAO PIRATA!
# - 14/02/07, 19:45
Giuseppe ha detto...
Ciao Claudio,
ho appena letto il tuo post, davvero bello. Come sai sono un grande appassionato di ciclismo e Pantani più di ogni altro ciclista è stato per me il Ciclismo. Ricordo i suoi scatti, il suo modo di lanciare la sfida togliendosi il cappellino o la bandana, la sua capacità di interpretare la corsa e tutte le sue grandi imprese. Mi mancherà, grazie Pirata.
Ciao.
# - 15/02/07, 11:33
Radiant ha detto...
Giù il cappello di fronte a Pantani. Triste, tristissimo sapere che non c'è più... ogni volta che ci penso... beh, non so, mi prende proprio un bruciacuore qui dentro.
# - 17/02/07, 19:52
Barbara Tampieri ha detto...
Povero Marco, ogni volta che lo si ricorda si viene presi da una tristezza infinita. Grazie per avercelo ancora una volta proposto nei suoi momenti di gloria.
Hai notato come l'anniversario è passato sotto silenzio?
Meglio parlare di Baci e pupazzetti che ricordare il campione più grande.
# - 18/02/07, 10:39
Giuseppe ha detto...
E' vero, parlare di Marco mette una grande tristezza. E' stato il post più difficile da scrivere, troppi ricordi e troppa la rabbia per la sua morte. Comunque troverò l'occasione per parlare ancora di lui e delle sue vittorie, cercando nel mio piccolo di tenerne vivo il ricordo, che a quanto pare sembra essere troppo scomodo per giornali, televisioni e per "la festa dei Baci e pupazzetti".
Ciao.
# - 19/02/07, 12:53
Anonimo ha detto...
@lameduck : Come vedi ci sono persone come il buon giuseppe, il sottoscritto e tanti altri che ne tengono vivo il ricordo...
alla facca di pupazzetti e quant'altro ;-)
E vivere, anche se solo nel ricordo, non è morire!? :-P
# - 20/02/07, 02:26
Giuseppe ha detto...
Ciao Claudio,
anche Lameduck tiene vivo il ricordo, infatti ha scritto un bellissimo articolo su Marco.
Ciao.
# - 21/07/08, 23:03
Anonimo ha detto...
la bici mi ha dato tanto, dopo una brutta frattura mi ha permesso di sistemare una gamba storta, e camminare senza operazioni, tutori ecc.
correvo nelle giovanili e negli amatori, ho avuto modo di essere in gare con Barbero, Bellini, Paluan, e tanti altri, invece, che come me sono rimasti sconosciuti. Marco per me è il più grande di tutti per le emozioni che sapeva dare alla gente, sapevi che sempre poteva fare l'impresa e che imprese!
ho sempre creduto che sarebbe tornato, non è stato così purtroppo. che rabbia ha pagato per tutti, perchè nessuno può farmi credere che fosse l'unico sporco... forse era più pulito di tanti altri... madonna di campiglio, chissa perchè il primo anno delle scommesse sullo sport...
non ho più guardato una gara di ciclismo da quel 14 febbraio.
vado ancora in bici, sono uno dei tanti anonimi che fanno Sport (con la S, non con la $!) per passione, Marco è sempre nei miei ricordi. l'ho visto di persona a Oropa, non sono mai riuscito a parlargli, mi spiace avrei voluto che sapesse che dal 94 al 2003 ho avuto tanti altri problemi di salute, e guardavo lui, la sua forza nelle salite solo contro tutti, e ho trovato la forza per affrontare 7 operazioni. volevo dire Grazie a Marco, grazie alla bici.
# - 22/07/08, 23:54
Giuseppe ha detto...
Grazie per il tuo commento, è sempre bello sapere che Marco è vivo nei ricordi di chi si è emozionato per le sue imprese.
Ciao
# - 23/07/08, 00:00
Giuseppe ha detto...
Mmm, i video del post non sono più disponibili :-( ...vabbè, vedrò di rimediare.